Jim Hall al CDpM nel 1993, ovvero “godere della reciproca compagnia musicale”
“Sia la chitarra per voi una piccola orchestra”. Con queste parole Jim Hall iniziò una intensa permanenza a Bergamo il 13 marzo 1993 nella quale per tre giorni incontrò al CDpM circa un centinaio di chitarristi provenienti da tutta Italia e si esibì alla prestigiosa edizione di Bergamo Jazz di quell’anno dedicata al trio appunto con Jim Hall, Mc Coy Tyner, Garbarek, Erskine, Vitous.
Il 10 dicembre, come oggi, di tre anni fa Jim Hall ci lasciava a 83 anni e triangolando una serie di date e di coincidenze ho pensato di ricordarlo raccontando alcuni episodi legati all’amicizia con questo grande maestro del jazz. Ero riuscito a salutarlo per l’ultima volta nel 2013 un paio di settimane prima della sua scomparsa, e credo anche durante uno dei suoi ultimi concerti, a New York al Jazz at the Lincoln Center in cui aveva suonato splendidamente col suo trio con Joey Baron alla batteria e Scott Colley al basso.
Non solo. Al trio si erano aggiunti altri due amici chitarristi, Peter Bernstein e John Abercrombie. Vi lascio immaginare che musica si sia ascoltata quella sera! Al termine del concerto mi avvicino insieme al mio amico sassofonista Rob Sudduth, spiaccicando malamente: “Hi mister Hall, do you remember me… in Italy….???”. Mi trovo in un attimo tra le braccia di Jim Hall, bastone incluso: “Sure, Claudio from Bergamo. How are you? And your school?”. Erano passati vent’anni ma si ricordava ancora di quei giorni bellissimi a Bergamo al CDpM.
In effetti erano stati giorni emozionanti di cui in tanti credo si ricorderanno. Il seminario durava due giorni, full immersion, dalla mattina alla sera e l’occasione era sicuramente allettante. Per questo motivo si fiondarono a Bergamo chitarristi da tutta Italia, persino dalla Sardegna. Purtroppo non ricordo tutti i nomi se non quelli che da lì a poco avrebbero spiccato delle magnifiche carriere: Domenico Caliri e Roberto Cecchetto (entrambi con Enrico Rava electric five l’anno dopo), Dario Faiella, Sandro di Pisa (ritratto nella foto del caro Riccardo Schwamenthal), Paolo Manzolini (oggi con Trovesi). Faceva da traduttore Michael Rosen, e nel contempo ci suonava insieme, e al piano c’era Carlo Magni.
Ricordo però che Jim suonò con tutti i giovani chitarristi, e per ognuno dispensò consigli e suggerimenti. In altre parole mise in atto la sua nota filosofia umana ancor prima che musicale che consisteva nel “Godere della reciproca compagnia musicale”. Una filosofia che lo portò negli anni a dialogare con Bill Evans, Wayne Shorter, Michel Petrucciani, Joey Baron, Dave Holland. Proprio con quest’ultimo ritornò a Bergamo Jazz qualche anno dopo suonando al Donizetti quasi a chitarra spenta.
Negli anni successivi mi incontrai più volte con Jim Hall quasi sempre al ristorante dopo il concerto. Lo ricordo ad esempio a Bra, durante un festival organizzato a due mani con Giampiero Briozzo. Parlammo di naturalmente di Bill Evans e di Petrucciani e anche di Chico Hamilton che era stato anche lui protagonista di una clinic al CDpM grazie al Beat Crazy, il locale di Urgnano di Alex Serafini.
Di Jim Hall oggi ci rimane fortunatamente la sua musica e il suo esempio: un vita fatta di jazz ma soprattutto di studio, ricerca e una passione infinita.